Non a caso gli alchimisti, partendo dai minerali circostanti, è proprio impegnando la propria ‘carne’ che hanno dissociato, trasformato e ricombinato gli elementi.
I metalli con cui lavorare devono essere estratti da una misteriosa terra vergine alla quale si accede costruendo… lo SPECCHIO DELL'ARTE! Uno specchio magico che consente di riconoscere in sé ogni oggetto esterno presente nell'universo.

Ovviamente realizzare in sé questa qualità è frutto di un notevole lavoro di autoconoscenza: significa comprendere che non basta sentirsi parte del tutto ma che ...tutto è in me! A quel punto divengo capace di percepire l'eco dei misteri più profondi ma anche di qualsiasi evento mi riguardi.
“Il mondo della natura è il mondo della molteplicità delle forme che si riflettono in un solo specchio o… il mondo dell’unica forma che si riflette in una infinità molteplicità di specchi” sono parole di un mistico sufi e rendono meravigliosamente l’idea di reciprocità che esiste tra il mio dentro e il fuori, tra quello che penso sia qui in basso e ciò che ritengo sia l'alto.

Un'immagine significativa ci viene dalla tradizione orientale nella descrizione della rete di Indra: l’universo è come una enorme rete che si estende all'infinito; al punto di intersezione di ogni nodo c'è una lucente gemma dalla superficie riflettente. Ciascuna gemma riflette tutte le altre.
Ecco un’altra visione da contemplare circa  il mistero dello specchio (vedi articolo precedente).

L'alchimista è come un minatore che scava gallerie sotterranee; viene anche paragonato a un re sprofondato nelle acque del mare che cerca la salvezza per non annegare; a volte però è un mistico in comunicazione con il cielo, dal quale scende una manna che lui riconosce ed accoglie. (Interessante notare come in queste immagini compaiano gli elementi terra, aria e fuoco!)